giovedì 29 novembre 2012

Sotto l’indice mio sospeso

Contro il muro che separa il terrazzo dalla cucina schiaccio un gran numero di formiche. Una colonia d'insetti si è insediata negli stipiti della finestra. Le formiche sono indaffarate. In un viavai continuo attraversano la parete. Da dove provengano non è chiaro. Dal sottotetto, forse. Penetrano nella fessura trasportando frammenti di cibo. Li depositano. Ripartono. Sono le provviste per resistere all'inverno. Le ammazzo. Spazzolo via i corpi. A un certo punto vedo che una formica è rimasta attaccata al muro. È agonizzante. Tra le formiche in fuga, un’altra interrompe la sua corsa, le si ferma vicino. La raccoglie. Sotto l’indice mio sospeso compie una strana manovra, con le zampe, un movimento di sollevamento, ma circolare. Si è caricata la formica morente sul dorso. Si trascinano, perché la formica in fin di vita è più pesante della sua trasportatrice. Che procede sbandando, per trenta, quaranta, cinquanta, sessanta secondi, sul muro deserto, che le altre formiche, sapendo essere spazio di morte, hanno abbandonato. Sotto l’indice mio sospeso la formica soccorritrice si trascina, in uno sforzo disumano, una tensione concentrata nelle zampe che nessun mirmecologo mai potrà misurare, mai. Perché lo fa? Perché rischia la vita? Potrebbe scappar via, sotto l’indice mio sospeso, perché?

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