C’è una donna che dice: «Questa non è la vostra
sezione di zona che è invece quella in via S.V. che oggi è chiusa».
C’è la stessa donna che dice: «Siccome la vostra
sezione di zona è chiusa, potete anche registrarvi qui».
C’è una donna che legge la mia carta d’identità e
dice: «Il suo cognome, qual è?».
C’è la stessa donna che apre la mia carta d’identità e
dice: «Il suo luogo di nascita, qual è?».
C’è una donna che rivolgendosi a M., sfoglia la sua carta
d’identità e dice: «Il suo luogo di nascita è Bologna?». «No, Pisa», dice M.
Così la donna scrive: Bologna.
C’è M. che dice: «Il mio luogo di nascita è Pisa». «Ho
capito», dice la donna.
C’è una donna che invano cerca il nostro nome su una
lista di nomi.
Ci sono io che dico: «Non ci può essere, il nostro
nome. Perché, come lei ha detto poc’anzi, questa non è la nostra sezione di
zona. È inoltre la prima volta che votiamo alle primarie del Pd».
C’è la stessa donna che dice: «La prima volta, ha
detto?». «La prima», dico io.
C’è una donna che, con le nostre carte d’identità in
mano, va nella stanza attigua, ritorna e dice: «Voi, l’ultima volta, alle
primarie, dove avete votato?».
C’è M. che si strofina le lenti degli occhiali nel fazzoletto
da naso gesto che compie quando gli sale il nervoso.
C’è la stessa donna che dice: «Controllate sul
pieghevole che il vostro luogo e la data di nascita siano corretti». «Sul mio,
manca il luogo», dico. «Ho capito», dice la donna. «Lei, dov’è nata?».
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