«Dice Sartre», dico, «che
lo squarcio giallo sopra il Golgota, non è che l’artista l’ha dipinto per
rappresentare l’angoscia». Io e Z stiamo guardando la riproduzione di una tela
del Tintoretto. «Quel giallo ‘è’ angoscia, dice Sartre», dico. «Dice, Sartre,
che gli artisti - i pittori, gli scultori, gli scrittori - anziché ‘fare della
poesia’ sulle cose, farebbero meglio a ‘fare’ le cose». «Infatti Tintoretto faceva
dello spettacolo», dice Z che è storica dell’arte, «adesso lavorerebbe come consulente
immagine per MTV, stanne certa... Oh, l’effetto lacrimogeno... quanto gli
piacerebbe! In discesa, poi!» dice Z rapita. Cerca di cambiare argomento, è
chiaro. «Z», dico, «lascia stare i lacrimogeni che non è il momento… Uno sputo,
dice Sartre, non è la parola ‘sputo’, bensì grumo di vomito ovvero macchia slabbrata
e immonda su un vetro impiastrato d'insetti, così direbbe Sartre», dico, «così».
So it goes, so it_
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