domenica 30 settembre 2012

Un ubriacone al potere

«Ecco, signor Perelà, l’uomo che fu Re quattro giorni e che salvò la patria dal disordine e dalla vergogna. Vedete, è ai suoi piedi un orciuolo di vino, lo Stato gliene fornisce a volontà, il miglior vino delle nostre vigne è per lui, per il Re prigioniero, è la grazia che lo Stato gli concede. Questo gendarme in alta uniforme dà il cambio ogni due ore giorno e notte, è la sua guardia, onore che gli è dovuto. Forse è felice. Affonda la persona nella lordura con la quale un giorno venne incoronato Re».
[Aldo Palazzeschi, a proposito della prigionia dorata riservata a Iba, l’ubriacone che per aver donato le sue ricchezze allo stato, fu incoronato re, in ‘Il codice di Perelà’, Milano, Mondadori, 1974, pag.143]
 

giovedì 27 settembre 2012

So it goes #11


«Sul profilo, posto la mia foto in reggipetto, un vecchio reggipetto a quadretti, pizzuto», dice H, «e dopo due minuti ci trovo dieci ‘mi piace’». «Eppure nel mio seno», dice, «niente d’eccezionale c’è. Cioè, sono tette normali». «I cadaveri delle belle donne», dice Savinio, «di regola, si aspetta due giorni prima di portarli a far cremare. Da quando sono stati registrati casi di rapporti sessuali consumati stuprando le defunte», dice. «Tristano e Isotta, i due amanti esclusivi, sono già morti prima», dico a H, «di noia».

 
So it goes.

martedì 25 settembre 2012

So it goes #10


«Lo scrittore», dice Pasolini, «desidera essere qualcun altro». «Entrare nella vita di un altro», dice. «Io desidero gli occhiali da sole Cat Eye di Tom Ford», dico a X. «Mi pianto davanti la vetrina dell’ottico», dico. «È una cosa che oltremodo mi imbarazza». «La felicità», dice Camus, «esiste! Conta! Perché mai dunque rifiutarla?». «Quel fottuto paio di occhiali da sole da duecentocinquanta carte... ma l'hai visto? Be', deve essere mio», dico a X.

 
So it goes, so.

domenica 23 settembre 2012

Città turrita mon amour

Quella notte, sognai che le due torri erano in realtà quattro. Le altre due, gemelle, si alzavano all'estremità opposta della via Emilia, là dove il rettilineo esce dalla città e si addentra nella campagna. Le vedevo per la prima volta. «Ma come, non lo sapevi?» mi domandava Clizia, «non hai visto il documentario Città turrita mon amour?». «No», dicevo, «quali sono quelle originali?». «Ah, non si sa, Mika», replicava Clizia, «magari si sapesse, ma non si sa», sospirava. «Se vuoi, te lo presto, il documentario», aggiungeva, «quando passi dall'ufficio, ricordamelo. Per una guida gastronomica d'esperienza come te è un must», diceva. Poi decidevo di avvicinarmi, osservarle da vicino, le due torri. E sulle pareti notavo un colore anomalo. Così allungavo la mano, ne toccavo la base. Erano di burro. Dei panetti di burro. Le mie impronte ci rimanevano stampate sopra.
[dalla Guida gastronomica]
 

venerdì 21 settembre 2012

La mia impostura

Non un giorno senza una riga.
È la mia abitudine, e poi è il mio mestiere. Per molto tempo ho preso la penna per una spada: ora conosco la nostra impotenza. Non importa: faccio, farò dei libri; ce n’è bisogno; e serve, malgrado tutto. La cultura non salva niente né nessuno, non giustifica. Ma è un prodotto dell’uomo: egli vi si proietta, vi si riconosce; questo specchio critico è il solo ad offrirgli la sua immagine. Del resto, questa vecchia costruzione in rovina, la mia impostura, è anche il mio carattere: ci si disfa di una nevrosi, non ci si guarisce da sé.
[Jean-Paul Sartre, Le parole, op.cit., pag.173]

giovedì 20 settembre 2012

So it goes #9

Sei musulmano?, si dice, sei uno stronzo. Sei cattolico?, si dice anche, stronzo. Sei cristiano evangelico? Copto? Protestante? Metodista? Ortodosso? Sei buddista?, si dice, allora sei uno stronzo. Di religione ebraica? Induista? Sei mormone? Amish? Pratichi il culto animista? Sì? Stronzo. Credi nella reincarnazione? Sappi che è da stronzi (io la reputo una fesseria). Preferisci la moussaka alle lasagne? Stronzo (io prediligo le lasagne). Porti la t-shirt anziché la camicia? Stronzo (mai io uscirei di casa in maglietta). Così si dice. Così.
 
So it goes, so it goes.

martedì 18 settembre 2012

So it goes #8

«Esco dalla spiaggia», dice Z, che è stata in vacanza al Sud, «e mi si para davanti un branco di cani randagi». «Anche Sartre», le dico, «il suo incubo ricorrente era quello di finire sbranato da centinaia di cani gialli». «Dopo ho capito», dice Z. «Quelli se ne andavano a mangiare alla discarica che era ai margini del sentiero». «L’altro suo incubo, quando viaggiò nel Peloponneso», dico, «era di essere inseguito da torme di aragoste. Simone de Beauvoir era disperata. Si era chiuso in camera». «Stare nella pensione era impossibile», dice Z. «L’aria condizionata costava un extra di quindici euro al giorno. Che sarebbero state centocinque carte in più alla settimana».
 
So it goes, dice Kurt.

lunedì 17 settembre 2012

Sfida al mattarello

Il giorno dopo incontrai un giornalista gastronomico scozzese. Alla fine della visita guidata, doveva raggiungere la scuola di cucina dove le sfogline avrebbero tenuto, apposta per lui, un workshop intitolato 'Sfida al mattarello. Le strategie della sfoglia'. Mi chiese di essere prima riaccompagnato al Grand Hotel, voleva lavarsi i denti. Che educato, pensai, non vuole presentarsi alle sfogline, che sono lavoratrici, con la bocca puzzolente; proprio delicato e per bene. «Come ci posso andare alla scuola?» domandò. «In taxi o autobus?... Quanto costa il taxi?». «Cinque, sei euro», dissi. «L'autobus?». «Un euro». «Vado a piedi», disse. «Ma saranno almeno sette chilometri!». Telefonai alle sfogline. «Il giornalista arriva a piedi», dissi. «Ah, alle cinque qui si chiude baracca e burattini, lo sa, il mister?» mi avvertì la Ines. «Lo sa, lo sa». «Allora va bene: uomo avvisato mezzo salvato, a deg ben, signora Mika?». «Sì, lei dice bene». Quella sera mi telefonò Clizia. «Il giornalista ha trovato la scuola di cucina chiusa, ne sai qualcosa?». «Non voleva prendere il taxi», risposi, «nemmeno acquistare il biglietto del bus». «Dovevi pagarglielo tu», disse Clizia. «Io?». «Sì, tu. Entrare in tabaccheria e comprargli quel cavolo di biglietto, perdiana, Mika, ma che cavolo mi combini?». Riattaccai. Clizia richiamò. «E' caduta la linea?» chiese. «No», dissi.
[dalla Guida gastronomica]

domenica 16 settembre 2012

Terra


Mi aiutò a capire dire esattamente quel che volevo dire e niente di più; non usare parole «letterarie» o un linguaggio «pseudopoetico». Cercò di spiegarmi la differenza che c’è, ad esempio, tra il dire «l’allodola vola sul prato» e «sul prato l’allodola vola». C’è un suono e un senso diverso, no? La parola «terra» e la parola «suolo» per esempio. Terra è terra, diceva, significa terra, sporco, quella roba là. Ma se dici «suolo», allora è qualcosa d’altro, è una parola che ha altre ramificazioni.
 [Raymond Carver - a proposito degli insegnamenti di John Gardner - in Il mestiere di scrivere, op.cit., pag.28]

sabato 15 settembre 2012

Azioni

«È che, in fondo, le azioni della gente sembrano esser più interessanti del perché le compiono», ha scritto Carver.
[Raymond Carver, Esercizi, in Il mestiere di scrivere, op.cit., pag.157]

giovedì 13 settembre 2012

So it goes #7

«Gli intellettuali italiani sono sempre stati dei cortigiani», dice Pasolini. «Sempre sono vissuti dentro il potere». «L’uomo è un essere cerimoniale», dice Sartre. «È stato creato per rappresentare una commedia», dice. «Nella gestione dei rapporti umani, io», dico a Y., «sono negata». «Sono una scrittrice», dico, «mica una pierre». «Non sei una troia, no», dice Y.
 
 So it goes, dice Kurt.

mercoledì 12 settembre 2012

Illusione capitale

Il mio posto è un sesto piano parigino con vista sui tetti. Mi sentii per molto tempo soffocare nelle vallate, le pianure mi prostrarono: mi trascinavo sul pianeta Marte, la gravità mi schiacciava; mi bastava salire a una topaia per ritrovare la gioia: ritornavo al mio sesto piano simbolico, vi respiravo nuovamente l’aria rarefatta delle Belle Lettere, l'Universo si disponeva a piani sotto di me, e ogni cosa umilmente sollecitava un nome, dare ad esse un nome era al tempo stesso crearle e prenderle. Senza questa illusione capitale non avrei mai scritto.
[Jean-Paul Sartre, Le parole, Milano, Il Saggiatore, 2011, trad. it. di L. de Nardis, pgg.42-43]

 

sabato 8 settembre 2012

Un ometto dalle pupille luccicanti


È curioso notare che in un tempo come il nostro, così portato a chiarire tutto, così pronto a eliminare il mistero, in possesso, come mai in precedenza, di strumenti e di metodi d’indagine che permettono, giorno dopo giorno, di estendere il confine del sapere e di far compiere prodigiosi balzi in avanti alla scienza, è curioso notare, dicevo, che mai come oggi il mistero è stato così presente nella vita.
Lo si percepisce ovunque, perfino nei quotidiani, specchi della vita moderna, che vengono composti e curati in modo tale che ogni cosa sia chiara e logica, scoprirete tra le righe, in margine a ogni notizia, una dose di mistero che fa sì che le vicende più semplici diventino complicate, oscure, quasi fossero il prodotto di una forza occulta che le modella e le dirige…
E così c’è chi si dice sicuro che il mondo contemporaneo è governato da un misterioso consesso di vecchi saggi che vivono nel cuore dell’India e che hanno in mano il nostro destino, o dai Sei Savi di Sion, o da un ometto rintanato in un piccolo ufficio di Parigi, Londra, Berlino o New York, un ometto dalle pupille luccicanti, dotato di una volontà terribile e di un cuore fatto solo di cifre, quotazioni, milioni, miliardi, dollari, registri, oro, banconote, che compra tutto, dirige tutto, può tutto. Nessuno li ha mai visti, questi terribili padroni del mondo, ma la loro presenza è così palpabile che si potrebbe quasi scrivere la loro biografia. Sono loro la causa di tutto…
La loro voracità è insaziabile.
Forse sono solo dei fantasmi, ma in ogni parte del mondo, la gente li accusa di tutto.
E ne ha paura.
[Blaise Cendrars, Rhum, Roma, Editori Riuniti, 1998, trad. it. di Francesco Colombo, pgg.99-100]

 

venerdì 7 settembre 2012

So it goes #6


«Il nostro paese è dominato da uomini malvagi», dicono le Pussy Riot, «che pensano sia illegale dirsi femministe e cantare musica punk». «Siamo pro sex», dice Libération che dice la prostituta Morgane, «pro porno e pro puttane». «Fais moi mal», dico io con Boris Vian, «Johnny Johhny Johhny…». «Envole-moi au ciel», dico anche, «zoum!».
 
So it goes, dice Kurt.

giovedì 6 settembre 2012

So it goes #5

«Che la BCE acquisti bond senza limiti», dice la Merkel, «è inaccettabile». «Le controllo i compiti a casa, se vanno bene», dice Y., «ma le regole, quelle se le deve imparare da sola». «Nessuno è solo finché di notte», dice Tiziano Ferro. «Il sole esiste per tutti», dice anche. «E fuori è buio», dice.
 
So it goes, dice Kurt.

lunedì 3 settembre 2012

So it goes #4


Il lavoro, dice Adam Smith, è il fondo da cui ogni nazione trae le cose necessarie e comode alla vita. «Sai cosa mi sembra l’Italia?» disse Pasolini ad Arbasino. «Un tugurio i cui proprietari sono riusciti a comprarsi il televisore». «Quaggiù da noi», dice un minatore della Sulcis, «lavorano molti laureati».

 So it goes, dice Kurt.