lunedì 5 novembre 2012

So it goes #24

«Per esempio», dico a Z, «quelli che dicono ‘L’arte contemporanea è qualcosa che io non capisco’… Per me, non sono del tutto a posto, col cervello». Z ride. Di solito ride, quando esprimo un’opinione nella quale tutto il mio profondo convincimento pongo. «Sarebbe come», dico, «se un giorno, camminando per strada, ti cade in testa una tegola che ti tramortisce al suolo… oppure, siedi nel soggiorno del tuo appartamento, e un tornado, ma all’improvviso, proprio lì, sotto i tuoi occhi, che magari stai leggendo il giornale, irrompe sbriciolando i doppi vetri della finestra… oppure, un Suv maledetto bam! ti sfonda il portone di casa e…». «Ho capito… Ho capito», dice Z, che diventa impaziente quando entro nel dettaglio. «…Sarebbe come», dico, «se posta davanti a una di queste esperienze estreme e straordinarie, anziché con indubitabile forza prenderne atto, tu dicessi ‘E allora? Che cosa significa?’». «…Io non capisco perché quelli, gli metti davanti la ‘Veduta di Delft’, e la trovano fichissima e un capolavoro e geniale e inimitabile, e invece… una pecora imbalsamata e calata nella formalina, per dire, sembri loro schifosa e aliena». «Ma al mattino», dico, «quando escono di casa, salgono su una Fiat Panda o su un cavallo purosangue?... Che cosa credono? Che la bellezza l’orrore lo strazio l’euforia il perdono la vendetta, che la nascita e la morte siano categorie già morte e seppellite e noi dei moderni zombi senza pensiero? E tutto quel che c’è la fuori, oggi, bastardo 5 novembre 2012… cos’è allora, signori miei? gli chiederei, merda?».
 
So it goe, so it goes, dice Kurt.

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