domenica 18 novembre 2012

L'uomo è progetto

L’ascensore si spalanca su di una corsia d’ospedale e all’improvviso i bambini sono dappertutto. Asiatici, mediorientali, esteuropei. Strizzano pupazzi, si strappano di mano un videogioco rosso, oggetti gommosi che fischiano. Si soffiano il naso per terra, si slacciano le scarpe da tennis e spiccano la rincorsa a piedi nudi. Fanno scoppiare sacchetti di patatine vuoti. Ridono come dei folli. Sono privi di equilibrio. Vanno a sbattere contro i vecchi in carrozzina. Le donne li trascinano via per mano, si chiudono dentro a stanze dove ci sono altre donne, altri bambini, come se fossero nati e in un baleno cresciuti lì dentro. Quella frase di Heidegger, ‘l'uomo è progetto, l'uomo è movimento in lontananza’, pensaci, ti dici, pensaci.



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