martedì 13 novembre 2012

So it goes #27

«Il mio modello», dico a X, «vuoi sapere chi è?». X scuote la testa. «Non è Nilde Iotti e nemmeno papa Giovanni né il cardinal Martini». «Neanche De Gasperi?» dice X, che intende sfottere, «o Martin Luther King?». «No», dico, «e neanche la blogger tunisina che pure stimo… Il mio modello è l’artista Marcel Duchamp», dico, «ma non l’opera: la sua vita proprio». «Duchamp», dico, «che dopo essersi travestito da Rrose Sélavy e tutto il resto dice ‘Ragazzi miei, tanti saluti! D’ora in poi esclusivamente al gioco degli scacchi intendo dedicarmi!’… E lo sai perché, è il mio modello?». X scuote la testa: ascolta Nichi Vendola, tutto quell’agglomerato di ‘esse’ in un solo corpo. «…Perché la vita, Duchamp con trucida maestria è riuscito a dividersela in due metà simmetriche: caos/ordine, relativo/assoluto». X ascolta Bruno Tabacci, che gli piace per come aggrotta la fronte, dice, la serietà che in quella piega di pelle umana sta tutta concentrata. «…Per dirla alla Rousseau», dico, «Duchamp capisce che è dalla passione che nasce il crimine… mentre la ragione, be’, quella sceglie sempre e senz’ombra di dubbio la giustizia… È chiaro il genio?». «La cravatta viola, Matteo Renzi, guardaci un po’», dice X, «la porta proprio come un americano…».
 
So so so.
 

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