Mentre mi applico l'eyeliner mi
accorgo di un cambiamento in faccia. Nella guancia destra, di fianco al setto
nasale, dall'alto verso il basso, diagonale, è spuntata una ruga. Più
somigliante a una crepa, incisa nel tessuto poroso della pelle. E parallela
alla ruga americana.
Mi è venuta vent'anni fa, la ruga
americana. Mi accorsi della sua presenza un mattino d'agosto, specchiandomi nel
bagno della mia famiglia. Ero appena tornata dagli Stati Uniti, dove avevo
studiato all'Università.
Da principio pensai che fosse
solo il lascito temporaneo dello stress da viaggio, il jet lag ecc. Pensai che
riposando sarebbe scomparsa e la mia faccia sarebbe tornata quella di sempre.
Invece non se n'è andata più. Si è sedimentata, è diventata un segno familiare.
Si è armonizzata col resto della faccia. Più o meno profonda. Evidente a
seconda dei giorni. A seconda dei pensieri.
Guardo la ruga gemella adesso. Identica,
simmetrica.
Così la mia faccia è completa,
penso. Ogni linea ha il suo doppio: l'opposto corrispondente.
Per un attimo mi
sento perfetta.
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