Ci sono dodici vecchi, forse già cadaveri di se stessi,
a gruppi di tre seduti ai banchi di scuola della loro infanzia, e ci sono i dodici
fantocci di loro bambini.
C’è la Donna delle Pulizie, mastodontico orco che
mette in riga la Classe, sbriga le Grandi Pulizie di Primavera, e tra un
annuncio pubblicitario e uno matrimoniale, sul giornale legge dell’assassinio
del principe ereditario d’Austria e così via, gli anni che si bruciano nella
Grande Guerra.
C’è la stessa donna conciata in modo osceno, pornografico,
la metamorfosi in baldracca… Si sa, mica è fatta di annunci matrimoniali,
la vita.
C’è la Donna della Finestra, che da dietro un vetro slabbrato
e sudicio guarda la Classe e dice: «Bambini, andate fuori a fare una
passeggiata».
C’è la Prostituta Sonnambula che offre il capezzolo a
tutti, basta aprire la zip.
C’è la Donna Madre, che per un crudele scherzo, i
compagni di Classe tengono prigioniera, a gambe spalancate, in un parto
grottesco, e c’è la stessa donna che culla una culla che sembra una bara e dice:
«Voglio essere una coniglia».
Ci sono dodici vecchi che giocano a carte con gli
annunci funebri della loro morte.
E c’è, continuo, un refrain, da organetto tipo, che dopo
ventiquattr’ore ancora ce l’ho piantato in testa… Che mette la Classe in fila a marciare,
un branco di soldati impasticcati, intorno ai banchi.
Ci sono dodici attori ex pazienti di ospedale
psichiatrico e fin dall’inizio lo sappiamo, che le frasi che diranno sono le loro frasi, i gesti che compieranno i loro gesti.