Agostino: Non ti consiglierò mai di vivere senza gloria; ma del
pari ti ammonirò sempre del non preferire la ricerca della gloria a quella
della virtù. Tu sai che la gloria è quasi come l’ombra della virtù: pertanto,
come nel nostro mondo non è possibile che il corpo colpito dal sole non faccia
ombra, così non può accadere che la virtù non produca gloria. […] Anche qui non
posso trattenere dall’usare con te della tua stessa testimonianza: «essa, anche
se tu la fugga, pur contro tua voglia ti seguirà». […] Matto sembrerebbe chi si
mettesse a correre con gran fatica sotto il sole del mezzodì, per vedere la
propria ombra e mostrala agli altri; ma non è punto più saggio chi fra gli
ardori della vita va intorno con grande fatica per diffondere largamente fama
di sé. […] Tu pertanto che, pur in tempi come questi, ti maceri con tante
fatiche a scrivere libri, sia detto con tua pace, t’inganni d’assai; perché
dimentico dell’utile tuo, ti dai tutto a quello degli altri; e così, per una
vana speranza di gloria, questo brevissimo tempo dell’esistenza, senza che tu
te n’accorga, ti fugge via.
[Francesco Petrarca, Il mio
segreto. Libro terzo – 1340 c. -, dalle Prose, Milano, Ricciardi editore, 1960,
trad. dal latino a cura di E. Carrara, pag. 207]
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