Sono stato uno della vostra
specie, un pover’uomo mortale di classe sociale né elevata né bassa; di antica
famiglia […], di temperamento per natura né malvagio né senza scrupoli; se non
fosse stato guastato dal contatto abituale con esempi contagiosi. L’adolescenza
mi illuse, la gioventù mi traviò, ma la vecchiaia mi ha corretto […]. Da
giovane m’era toccato un corpo non molto forte, ma assai agile. Non mi vanto
d’aver avuto una gran bellezza, ma in gioventù potevo piacere; di colore vivo
tra bianco e bruno, occhi vivaci e per lungo tempo di una grandissima acutezza,
che contro ogni aspettativa mi tradì passati i sessanta, in modo da
costringermi con riluttanza all’uso delle lenti. La vecchia prese possesso d’un
corpo che era stato sanissimo e lo circondò con la solita schiera di acciacchi.
[Francesco Petrarca, Ai posteri - 1350 c. -,
op.cit., trad. dal latino a cura di Pier Giorgio Rizzi, pag.3]
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