mercoledì 20 febbraio 2013

In gioventù potevo piacere

Sono stato uno della vostra specie, un pover’uomo mortale di classe sociale né elevata né bassa; di antica famiglia […], di temperamento per natura né malvagio né senza scrupoli; se non fosse stato guastato dal contatto abituale con esempi contagiosi. L’adolescenza mi illuse, la gioventù mi traviò, ma la vecchiaia mi ha corretto […]. Da giovane m’era toccato un corpo non molto forte, ma assai agile. Non mi vanto d’aver avuto una gran bellezza, ma in gioventù potevo piacere; di colore vivo tra bianco e bruno, occhi vivaci e per lungo tempo di una grandissima acutezza, che contro ogni aspettativa mi tradì passati i sessanta, in modo da costringermi con riluttanza all’uso delle lenti. La vecchia prese possesso d’un corpo che era stato sanissimo e lo circondò con la solita schiera di acciacchi.
[Francesco Petrarca, Ai posteri - 1350 c. -, op.cit., trad. dal latino a cura di Pier Giorgio Rizzi, pag.3]

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