giovedì 31 gennaio 2013

Prova a pensare


«Faccetta ne-era», canto spolverando sulla libreria i romanzi nel reparto Americana, «bell’abissi-ina…». «Cioè?» dice Max. «…Aspetta e spera che già l’o-ra s’avvici-ina…», canto. «Sì?». M’interrompo: bisogna che gli spieghi. «Mia madre sempre la cantava mentre stirava le camicie di mio padre», dico. «Mica perché fosse fascista. No, perché era la canzone della sua infanzia… Mio padre un giorno le disse Puoi cantare qualcos’altro, per piacere? E da allora, non la cantò più. E mia madre non cantò più. Perché quella era l’unica canzone che lei per intero conosceva». «E tuo padre, perché non le ha insegnato ‘Bella ciao’?» dice Max. «Di fascismo e partigiani», dico, «mio padre non parlava». Dopo la faccenda di El Alamein e i cinque anni da prigioniero in Libia, mio padre, di guerra, non parlava. «Ma prova a pensare», dico spolverando ‘Foglie morte’, «come se nella tua infanzia, non la canzone di Atlas Ufo Robot ci fosse, bensì solo e unicamente la musica di ‘Giovinezza’. Prova a pensare».

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