martedì 8 gennaio 2013

Per parlare di stelle

Il pezzo di cielo sopra il loro capo era pieno di stelle. Tra stella e stella il nero del cielo era morbido, respirava come un corpo vivo. Arianna così stando supina aveva negli occhi il lume delle stelle.
In piedi al suo fianco Luciana segnava il cielo e parlava.
«Arianna, io non credo alle vecchie costellazioni. Io conosco quelle vere. Guarda quelle due stelle lucide vicine: si parlano e cercano di gettarsi una verso l’altra: sono gli innamorati divisi. Vedi quelle otto stelle, la prima su dritta sopra il comignolo, poi due in curva a destra, tre a sinistra, altre due in alto in croce: quella è la nave dell’amore: lo vedi il disegno della vela? va portando per il cielo gli amanti che hanno saputo disprezzare la terra e le opinioni degli uomini. Ora voltati un poco: guarda lungo il mio braccio, così, molto a sinistra della nave: c’è un gruppo di quattro o cinque stelle quasi schiacciate una contro l’altra, e tutt’intorno uno spolverio chiaro: è l’isola; ci vanno le persone che nel mondo hanno saputo vivere in solitudine. […] Che cos’hai, Arianna?».
«Niente».
«Sono brividi di freddo. Prendi».
Luciana si tolse il mantello e lo gettò addosso all’amica, che non se ne accorse, tanto era perduta.
[Massimo Bontempelli, Il figlio di due madri, Milano, SE, 1989, pgg.137-138]
 

 

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