Mi chinai per raccogliere la
sigaretta. Ma essa era caduta in una pozzanghera. Non ne avevo altre.
M’invase uno stupore tetro e
freddo. Il silenzio notturno mi fasciava tutto dalle case buie e serrate. Era
la sigaretta ultima. Tutto chiuso, in tutta la città. Fino a domani.
Quel domani mi pareva proiettarsi
in una distanza infinita e irraggiungibile del tempo.
Mi chinai di nuovo verso la
pozzanghera: la sigaretta si sfaceva dolorosamente nel fango. – A domani? Quale
domani?
Allora io, che avevo sopportato per
anni miserie fame freddi umiliazioni delusioni, i più acri e grotteschi scherni
della fortuna, serenamente col pensiero fisso al lontano avvenire – io ora,
sulla soglia della felicità non seppi sopportare il pensiero della disavventura
presente e l’aspettazione di un domani dal quale mi separavano poche ore
notturne; e venni in una così cupa e gelida disperazione, che tratta una
rivoltella mi sparai tre colpi alla tempia, rimanendo sull’istante cadavere.
[…] Solo parecchi anni dopo ho preso moglie e mi son messo a fare il
romanziere: due condizioni oltremodo favorevoli al ritrovamento e al
mantenimento della perfetta felicità.
[Massimo Bontempelli, La vita
intensa, Milano, Mondadori, 1938, pagg.112-113]
Grazie Monica, ogni tuo post per me rappresenta una porticina che si schiude su un pezzo di mondo...
RispondiElimina