Il mio posto è un sesto piano parigino con vista sui tetti.
Mi sentii per molto tempo soffocare nelle vallate, le pianure mi prostrarono:
mi trascinavo sul pianeta Marte, la gravità mi schiacciava; mi bastava salire a
una topaia per ritrovare la gioia: ritornavo al mio sesto piano simbolico, vi
respiravo nuovamente l’aria rarefatta delle Belle Lettere, l'Universo si
disponeva a piani sotto di me, e ogni cosa umilmente sollecitava un nome, dare
ad esse un nome era al tempo stesso crearle e prenderle. Senza questa illusione
capitale non avrei mai scritto.
[Jean-Paul Sartre, Le parole, Milano, Il Saggiatore, 2011,
trad. it. di L. de Nardis, pgg.42-43]
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