C’è una mosca
gigante che m’insegue, il corpo nero blu grande quanto una testa d’uomo. Sbatte
le ali con frenesia ritmica, lanciata in picchiata, fa capolino tra i
cornicioni dei palazzi. L’avvisto; mi avvista. Adrenalinica infilo via
dell’Indipendenza, imbocco il viale, supero la stazione ferroviaria, sterzo
all’altezza del semaforo, scendo giù per via Amendola. Corro a centoquaranta
chilometri all’ora, come avessi un motore collegato ai piedi. Io, devo essere
appena nata: ho un corpo da bebè, un pannolone che mi fascia il culo, sono
scalza e nuda. Io sono io, eppure a tratti sono la mosca; i miei occhi due
fessure che penetrano l’asfalto. Planando in volo perfetto perforo l’aria. Poi
sono Mika. Ho il cuore piantato in gola, la paura di essere morsicata. Doppio
file di pali della luce, aiuole spoglie, cartelli d’indicazione stradale,
insegne di negozi. Sono Mika, in una fuga pazza e dissennata per il mondo: c’è
una mosca gigante che m’insegue.
[incipit della Guida gastronomica]
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