Prendo
in mano la rivista che è sul comodino, dalla parte dove ha dormito lui. 'Le
Nouvel Observateur': Simone De Beauvoir, nuda, di spalle, mentre si aggiusta i
capelli, allo specchio del bagno, sulla copertina. Deve esserselo dimenticato,
penso. Oppure no, l'ha lasciato qui perché io vedessi quella foto.
Una foto rubata, scattata attraverso lo spiraglio della porta socchiusa. Leggo
che Simone era andata in America, a Chicago, in visita all'amante Nelson
Algren, lo scrittore. Un giorno voleva farsi una doccia. Ma nell'appartamento
di Nelson il bagno mancava. Così lui l'accompagnò a quello di un'amica che del
bagno era fornito. Lì fu scattata la foto. Da qualcuno che era in casa.
Il
culo della filosofa, eccolo qua: cosce esistenzialiste. Il busto, mentre Simone
si fissa i capelli allo specchio, si inarca. È una posa vanitosa, civettuola,
come se lei fosse cosciente, che c'era qualcuno, oltre la porta, intento a
spiarla, e non se ne dispiacesse.
Perché
mi colpisce questa foto? Perché non siamo gente di quel tipo, noi. Non siamo
gente che mette il culo nell'obiettivo di un fotografo.
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