Per molti la cultura è uno
strumento di pazzia, per quasi tutti di superbia […]. Quel tale sa una quantità
di cose sugli animali feroci, sugli uccelli, sui pesci: quanti peli ha il leone
sulla testa, quanto piume l’avvoltoio nella coda, con quante spire il polipo
abbraccia il naufrago; come gli elefanti si accoppino volgendosi le terga e
come la loro gravidanza duri due anni […]; come la fenice si bruci sopra una
pira di legni aromatici e, bruciata, rinasca; come il riccio possa frenare una
nave spinta a qualsivoglia velocità, mentre fuori dell’acqua non ha forza
alcuna; […] che le talpe sono cieche e le api sorde, che – finalmente – di tutti
gli esseri animati soltanto il coccodrillo è capace di muovere la mandibola
superiore. Tutte cose false in grandissima parte […]. Ma anche se fossero vere
non servirebbero affatto a vivere felici. Di grazia, come può giovare conoscere
belve, uccelli, pesci, serpenti, e ignorare ovvero non curarsi dell’uomo […]?
[Francesco Petrarca, op.cit.,
Prose polemiche, pgg.713-715]
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