«…Non perderti per niente al
mondo», canto, «lo spettacolo vario… di uno innamorato di te». Da qualche
giorno, ce l’ho in testa, la canzone di Paolo Conte. Non che io, in questa fase
della mia vita, stia ascoltando il cantautore, intendiamoci, no. Strano, penso.
Chiamo Zelda e glielo dico. «Perché ce l’ho in testa?» le domando. «Guarda che
Scott», fa lei, «sono stata io a piantarlo, eh». Così, testualmente dice. «Che
cosa c’entra Scott con Paolo Conte scusa?». Riattacco. Mi guardo lo streaming
dell’altro giorno, l’incontro nella saletta di Montecitorio tra Bersani e i due
capogruppo del M5S. Il discorso di Bersani, non credevo, ma mi convince. «Mi
sembra di sentire una puntata di Ballarò», dice invece la capogruppo alla
Camera grillina. Così oggi richiamo Zelda. «Ma secondo te», dico, «tra la
canzone di Paolo Conte, il fatto che tu ti sia liberata di Scott, e il parlamento che il
M5S vuole governi senza capo, e sovrano,
secondo te, c’è un legame?».
So so so.
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