«Sai a chi mi fai pensare?» disse M. una sera nella
quale il cielo era gonfio di una nebbia densa, che impediva la visione delle
case, dei tetti.
«No».
«A un personaggio di un racconto di Svevo».
«Chi?».
«Italo Svevo», disse M., che tra i suoi interessi c'ha
anche la letteratura quella doc.
«Una bambina entra nel vagone di un treno e s'impunta
che a tutti i costi vuole sedersi vicino al finestrino», disse. «’Voglio
vedere!’ strilla la bambina, ‘voglio vedere!’. Così un anziano», proseguì M.,
«si alza e le cede il posto. Ma una volta seduta, la bambina, come se niente da
prima fosse cambiato, continua a strillare ‘Voglio vedere! Voglio vedere!’. ‘Perché’,
le dice la madre, ‘non vedi fuori dal finestrino? Ringrazia il signore che ti
ha fatto sedere, piuttosto!’ dice. ‘Il treno!’ dice la bambina, ‘io voglio
vedere il treno!’».
«Ecco», disse M., «tu sei come quella bambina che da
seduta dentro il vagone, pretende di vedere il treno».
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